Ieri sono rientrata in Italia da Glasgow dove si sono svolti i campionati europei élite su pista. Un appuntamento tanto atteso perché proprio qui è iniziato il percorso di qualificazione per l’Olimpiade di Tokyo 2020.

Le aspettative erano alte, ma altrettanto numerosi erano i dubbi dovuti alla situazione precaria in cui siamo costretti ad allenarci da qualche settimana a causa della chiusura dell’unico velodromo coperto esistente in Italia, quello di Montichiari.

Le gare sono iniziate con le qualifiche dell’inseguimento a squadre (4000 metri con partenza da fermo) a cui ho partecipato con Marta Cavalli, Letizia Paternoster e Silvia Valsecchi, riuscendo a far registrare il secondo tempo (4’21”900) alle spalle della Gran Bretagna (4’19”330) e accedendo al secondo turno contro la Germania. Il giorno successivo avendo battuto quest’ultima ci siamo guadagnate la finale per l’oro contro la fortissima e plurimedagliata Gran Bretagna: fino al terzo chilometro la gara è stata molto combattuta ed equilibrata, però, purtroppo, negli ultimi 3 giri non siamo riuscite a rimanere compatte e le avversarie ci hanno facilmente superato. Ottenere un secondo posto alle spalle di una nazione così forte è sicuramente un buon risultato,però il rammarico e la delusione sono presenti soprattutto per il fatto di esserci scomposte nel finale e per le mie sensazioni personali non particolarmente positive nonostante la lunga e impegnativa preparazione.

Purtroppo le stesse sensazioni si sono ripresentate due giorni dopo nell’eliminazione che ho corso con una buona tecnica, ma, come si dice nel gergo ciclistico, alla fine mi sono mancate le gambe e ho sfiorato il podio senza riuscire a salirci.

Per quanto mi riguarda il resoconto di questi europei non è positivo, però il percorso di qualificazione olimpica è iniziato bene con l’argento nell’inseguimento a squadre e non ci resta che proseguire su questa strada.

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